San Benedetto del Tronto, 14 giugno 2019 – Sei tonnellate di rifiuti strappate ai fondali adriatici, di cui oltre il 20% potenzialmente recuperabili: è il primo bilancio del progetto A pesca di Plastica che ha schierato la flotta più numerosa mai impegnata in Italia per la pulizia dei fondali. In sei settimane quaranta pescherecci sambenedettesi hanno raccolto tre tonnellate di plastica e altrettante fra metallo, vetro, gomma e tessuto.

Al ritmo di una tonnellata a settimana, i rifiuti sono stati sbarcati, analizzati e differenziati a terra grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto, oltre ai pescatori, le aziende di gestione dei rifiuti PicenAmbiente e Garbage Service, il Comune di San Benedetto e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, con il coordinamento della Capitaneria di Porto e MedSharks con il supporto di CNH Industrial e FPT Industrial.

Un’analisi a campione dei materiali sbarcati rivela che oltre la metà (il 53%) è in plastica, il 13% in materiale tessile, l’11,5% metallo e gomma, il 4,6% vetro e il 4% rifiuti misti. La metà degli oggetti in plastica, il 48%, è costituita da oggetti monouso: buste di plastica e imballaggi alimentari, bottiglie, flaconi, piatti e bicchieri usa&getta. Il 34% del totale della plastica viene dal mondo della pesca: lenze, cime, galleggiati e reti perse o abbandonate, fra cui molte retine per l’allevamento delle cozze. Fra il restante 18%, oltre a innumerevoli frammenti non identificabili che testimoniano il progressivo sgretolamento degli oggetti sui fondali, anche alcune curiosità: materassini e palloni da spiaggia, giocattoli, palloncini, una tastiera di computer, la testa di un manichino, una maschera antigas.

Se non è semplice risalire all’origine di bottiglie, piatti e sacchetti ripescati in grandi quantità dal fondo, dalla navigazione proviene 28% dei rifiuti: oltre agli attrezzi da pesca anche latte metalliche di vernice, filtri e guarnizioni per i motori, cerate e stivali, guanti da lavoro e molti imballaggi alimentari stranieri. Anche le attività turistiche provocano l’accumulo di rifiuti in mare, come testimoniano i tanti oggetti rinvenuti legati al turismo balneare.

L’analisi effettuata da PicenAmbiente ha registrato che il 22% dei rifiuti raccolti sono potenzialmente recuperabili (12% imballaggi in plastica, 5% ferro, 3% vetro e 1% alluminio), schiudendo la possibilità di inserire questi materiali nell’economia circolare.

A Pesca di Plastica, progetto nato nell’ambito del progetto europeo Clean Sea LIFE, ha attirato l’attenzione del Parlamento italiano, a breve chiamato a definire la legge Salva Mare. L’on. Paola Deiana, relatrice della legge, si recata a maggio a San Benedetto per raccogliere dai partner di progetto suggerimenti utili a definire il disegno di legge, che a breve iniziarà il suo iter legislativo.

Anziché concludersi a maggio, come inizialmente previsto, il successo dell’iniziativa ha spinto pescatori e partner a impegnarsi a proseguire la bonifica dei fondali fino a Ferragosto, quando la pesca verrà sospesa per il fermo annuale.