La plastica in mare è, dopo il riscaldamento globale, la principale emergenza che il mondo si trova ad affrontare. Non lo diciamo noi ma i capi di stato e ministri di 112 paesi di tutti i continenti, una regina (Noor di Giordania), due principi (Carlo d’Inghilterra e Alberto II di Monaco), rappresentanti di multinazionali e associazioni riuniti la scorsa settimana a Malta per OurOcean, la conferenza mondiale sul mare a cui abbiamo avuto il privilegio di partecipare grazie all’interessamento della Commissione Europea. Qui un po’ di immagini.

Per due giorni Malta è stata la capitale del mondo, mobilitato per affrontare le grandi questioni del mare: inquinamento, pesca, aree protette, sicurezza e navigazione, economia blu sostenibile, cambiamento climatico. Non si è parlato dei problemi, che sono noti, ma di soluzioni: azioni che governi, aziende e associazioni si impegnano volontariamente a mettere in atto nei prossimi anni, con investimenti il cui valore complessivo supera i sette miliardi di euro. Azioni concrete e misurabili, con un’unità dell’UE che vigilerà sulla loro implementazione.

Fra le promesse ufficiali espresse durante la conferenza eccone qualcuna di quelle che riguardano la plastica: Malta si è impegnata a promuovere il vuoto a rendere sulle bottiglie, per avviarne al riciclo il 70% entro due anni. Il network Sky eliminerà la plastica usa e getta entro il 2020 mentre la Commissione Europea entro l’anno bandirà i bicchieri di plastica nei suoi uffici e meeting, e progressivamente eliminerà l’usa e getta dalle sue mense. Diciannove acquari americani sostituiranno i sacchetti di plastica e le cannucce; entro il 2020, anno in cui abbatteranno del 50% la plastica nelle loro sedi, non venderanno più bottigliette. Procter&Gamble aumenterà la plastica riciclata nelle confezioni, Unilever renderà tutti i suoi prodotti completamente riciclabili in meno di 10 anni. Royal Caribbean Cruise sensibilizzerà i 5 milioni di passeggeri e 60.000 membri dell’equipaggio, l’Irlanda inizierà un programma di educazione ambientale sul mare nelle scuole. Molti stati, imprese e associazioni hanno creato fondi e programmi per aiutare i paesi asiatici, quelli che ne soffrono maggiormente e non hanno mezzi per contrastarla, a gestire l’emergenza per l’inquinamento di plastica in mare. Da qui a pochi anni, la superficie di mare protetto mondiale aumenterà di 2.5 milioni di km2 – una superficie pari a metà dell’intera Unione Europea. La lista completa delle oltre 400 promesse (36 dall’UE, 200 dai governi di paesi in via di sviluppo, 100 dall’industria e altre da ONG, fondazioni, istituti di ricerca e organizzazioni internazionali) la potete trovare qui.

Per Clean Sea Life è stata una importante occasione di incontro con altri progetti a scala europea e mondiale, come ad esempio Green Bubbles e ResponSEAble con cui a breve inizieremo attività in comune, e con Marco Affronte, il parlamentare europeo con il quale il prossimo anno organizzeremo un workshop sulla plastica in mare a livello mediterraneo. Our Ocean è stata anche una grande vetrina per il nostro progetto. Durante la conferenza siamo stati infatti molto attivi su Twitter, il canale che utilizziamo in lingua inglese (Cercateci: @CleanSeaLife). Abbiamo così presentato le attività che i nostri volontari hanno fatto finora (oltre una tonnellata di rifiuti raccolti in quest’estate!) e comunicato al mondo il nostro obiettivo: raggiungere 300.000 persone con il nostro messaggio (non sporchiamo, raccogliamo, usiamo meno plastica usa&getta e ricicliamo di più). La magnifica Sylvia Earle ci ha pregati di ringraziarvi tutti per il vostro impegno. Tutti insieme per un mare pulito!

http://europa.eu/!Ff96nv