Era già morta da tempo, quando le onde l’hanno scaraventata sulla spiaggia di Marina di Camerota a fine gennaio. Il perché lo sveleranno le analisi, iniziate ieri con l’autopsia, condotte dai veterinari e biologi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) di Portici e del Centro Ricerche Tartarughe Marine (CRTM) della Stazione Zoologica di Napoli.

Un primo dato però è stato subito evidente: la tartaruga aveva ingerito una grande quantità di plastica. Brandelli di sacchetti, involucri di snack, un bicchierino da caffè. E  sette dischetti di plastica, di quelli sversati quasi esattamente un anno fa dal depuratore di Capaccio, e di cui tanto ci siamo occupati con Clean Sea LIFE e su cui sta indagando la Procura di Salerno.

Non è la prima tartaruga ad aver mangiato dischetti. Al momento è  il terzo caso documentato, dopo altre due rinvenute in Francia.  E non sarà nemmeno l’ultima, perché sono probabilmente milioni, e forse decine di milioni, i dischetti sversati in mare nel Golfo di Salerno. Trascinati dalle correnti, hanno viaggiato per gran parte del Mediterraneo occidentale spiaggiandosi via via lungo le coste tirreniche italiane, poi quelle francesi e infine le spagnole. I volontari ne hanno raccolti  finora più di 160.000, ma molti di più sono quelli che ancora giacciono sulle spiagge o galleggiano in mare, soprattutto dopo che le burrasche sconvolgono le spiagge e li rimettono in circolo, di nuovo a disposizione degli animali marini.

Nel frattempo voi continuate raccoglierli e a segnalarceli su questo modulo. I dischetti ci stanno dimostrando come la dispersione della spazzatura in mare sia un problema che prima o poi riguarda tutti: le rotte dei rifiuti toccano davvero tutte le coste.

PS – Le spiagge sono testimoni che questo incidente, pur eclatante nelle dimensioni e ben riconoscibile per l’unicità dell’oggetto, non è però un caso isolato. I monitoraggi dei rifiuti spiaggiati condotti da Clean Sea LIFE registrano spesso la presenza di carrier, oggetti dalla forma diversa impiegati in vari impianti di depurazione, a dimostrazione che il trattamento delle acque in Italia è inadeguato.  Questo articolo illustra molto bene la situazione: su un quinto del territorio italiano l’acqua delle case non viene trattata adeguatamente, mentre 342 comuni sono completamente sprovvisti di impianti di depurazione. Per queste inadempienze, il 31 maggio 2018 la Commissione Europea ha comminato all’Italia una multa di 25 milioni di euro.