Fortunati i ragazzi dell’Università di Trieste che hanno avuto l’opportunità di capire attraverso la testimonianza dei direttori di due Aree Marine Protette – Maurizio Spoto di AMP Miramare e Paolo D’Ambrosio dell’AMP Porto Cesareo – cosa vuol dire proteggere il nostro mare nella realtà. Poiché i fondi son limitati e le minacce tante, è anche grazie a finanziamenti esterni quali i fondi europei che nell’ AMP Miramare si portano avanti attività di conservazione come il progetto LIFE ROCPop, illustrato da Saul Ciriaco, che sperimenta un nuovo approccio alla riforestazione dei fondali di un’alga importante come la Cystoseira. Ed è sempre grazie a progetti europei come Act4Litter, presentato da Carlo Franzosini, che si cerca di capire come le AMP possano rispondere alla minaccia dei rifiuti marini. Eleonora de Sabata del nostro partner MedSharks ha portato l’esperienza di Clean Sea LIFELife, il cui capofila è il Parco Nazionale e AMP dell’Asinara, nel trasformare casi di inquinamento come lo sversamento dei famigerati dischetti, in un’occasione importante di sensibilizzazione e di aumento della conoscenza sulla dispersione dei rifiuti marini.
Una giornata piena di stimoli e informazioni, voluta dal prof Antonio Terlizzi dell’Universita di Trieste, partner con Conisma – Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare di Clean Sea Life, che ha fornito ai ragazzi una panoramica di quante declinazioni può avere il ‘mestiere del mare’ che hanno scelto di studiare. Compreso il mestiere del comunicatore: e non c’era luogo migliore del BioMa, il ‘museo’ dell’AMP Miramare appena inaugurato, che in modo spettacolare e coinvolgente racconta il mare di Trieste e le sfide che si trova ad affrontare. Plastica inclusa: di grande impatto la sezione dedicata ai rifiuti raccolti in Riserva.