dito2_small.jpgLe microplastiche – particelle inferiori ai 5mm prodotte dalla frammentazione di oggetti, l’usura dei pneumatici e il lavaggio degli indumenti o prodotte espressamente per diversi impieghi – sono una delle principali minacce ambientali al mondo.
lI Mediterraneo è uno dei mari con la più alta concentrazione al mondo di microplastiche. Questi frammenti possono assorbire e concentrare gli inquinanti disciolti in mare e, grazie alle ridotte dimensioni, sono facilmente ingeriti dagli organismi acquatici più minuti, con il rischio di accumularsi via via nella catena alimentare: per questo i frammenti di plastica possono avere un impatto sull’ambiente maggiore di quanto le loro dimensioni possano far pensare.

Le microplastiche sono state impiegate per molti decenni nei prodotti cosmetici. Nonostante questi non siano, nemmeno lontanamente, la principale fonte di microplastiche in mare, per il loro uso frequente e su larga scala rappresentano una fonte di inquinamento marino non trascurabile: si stima infatti che fino a 8600 tonnellate di “polvere” di plastica derivata dall’uso di cosmetici si riversi ogni anno nei mari europei.

Il nostro partner MedSharks sta effettuando una ricognizione sui cosmetici contenenti microplastiche, in particolare in polietilene, in vendita in Italia nell’ambito delle attività di comunicazione di questo progetto, di cui è responsabile.
L’obiettivo è di evidenziare una forma “inconsapevole” di inquinamento, mostrare la quantità di microplastiche contenute nei prodotti e motivare i consumatori a effettuare scelte di acquisto informate per ridurre l’apporto di microplastiche in mare.
L’indagine è condotta con il supporto del CNR ISMAC di Biella, Università degli Studi RomaTre e Università del Salento; è stata presentata al Congresso Internazionale sulle microplastiche in Mediterraneo, Capri 2017, e sarà oggetto di pubblicazione scientifica.
I risultati preliminari sono stati presentati con una conferenza stampa al Senato il 16 novembre 2017 nell’ambito della campagna #FaiDaFiltro con le altre associazioni ambientaliste per sollecitare i parlamentari ad approvare la legge che vieta le microplastiche nei cosmetici.

Potete scaricare qui il rapporto preliminare. In sintesi: In Italia vi è un numero rilevante di cosmetici che contiene quantità elevate di microplastiche. Le analisi condotte in questo studio hanno stimato che i 12 gr di polietilene contenuti in un flacone di prodotto possono contenere 750.000 particelle di plastica. Nonostante i cosmetici non siano, nemmeno lontanamente, la principale fonte di microplastiche in mare, il numero
totale di frammenti corrispondenti a 8.600 tonnellate (la quantità stimata che si riversa in mare ogni anno in Europa con l’uso dei cosmetici) è incommensurabile
Per questo – al di là di caldeggiare l’approvazione di una legge che imporrebbe a tutti i produttori, e non solo ai più virtuosi, di eliminare le microplastiche dai cosmetici – è necessario sollecitare le aziende ad agire rapidamente e sostituirle con sostanze naturali in tutti i loro prodotti.
In ogni caso il 2020, indicato sia dalle aziende cosmetiche che dalla proposta di legge come limite temporale per eliminare le microplastiche dai cosmetici, è molto lontano.
E’ quindi necessario che i cittadini siano coscienti di questa forma “occulta” di inquinamento dell’ecosistema di cui sono protagonisti a loro insaputa. Questa indagine intende motivarli a effettuare scelte di acquisto che riducano l’apporto di microplastiche in mare.
L’alternativa esiste: basta leggere con attenzione l’etichetta degli ingredienti del prodotto che si intende acquistare (talvolta, va detto, scritta con caratteri molto piccoli) e non farsi fuorviare dalla comunicazione a volte ambigua di alcuni prodotti (magari in vendita fra i prodotti “naturali”), che sorvolano sulla presenza del polietilene esaltando invece altri ingredienti naturali, presenti però in quantità minori.